TV: C'E' ANCORA DOMANI

Il 25 Novembre è la giornata contro la violenza sulle donne e in tv davano il film della Cortellesi. Tutti ne hanno parlato molto bene e io ho detto "lo vado a vedere al cinema", peccato che quando ho deciso di andare lo avessero appena tolto dalla programmazione del cinema. Così mi sono detta "lo guardo quando lo danno in tv". Così è stato.


Roma, maggio 1946. Dopo la sconfitta e le devastazioni della seconda guerra mondiale, la città, come il resto dell'Italia, è occupata dai reparti militari alleati; sono inoltre imminenti il referendum istituzionale e l'elezione dell'Assemblea Costituente del 2 e 3 giugno.

In città vive la famiglia Santucci, composta dalla madre Delia, dal marito Ivano, uomo manesco e irascibile che quotidianamente percuote, deride e svilisce la moglie, dal padre di quest'ultimo, Ottorino, di uguale indole, e dai tre figli Marcella, Sergio e Franchino. La primogenita disapprova la madre per la passività con cui subisce gli abusi coniugali e con cui accetta i tradimenti di Ivano durante le sue uscite serali.

Le giornate di Delia trascorrono tra le violenze fisiche e psicologiche perpetrate dal marito, le faccende domestiche e vari lavori sottopagati, tra cui un impiego in una fabbrica di ombrelli dove un giovane apprendista, con molta meno esperienza di lei, riceve una paga maggiore solo perché uomo. Le uniche fonti di sollievo per la donna sono l'amicizia con Marisa, fruttivendola spiritosa e ottimista che, al contrario di Delia, ha una relazione matrimoniale sana, e con il meccanico Nino, con cui in gioventù aveva avuto una storia d'amore, il quale le propone di emigrare con lui al Nord per avere prospettive lavorative e di vita migliori.

Un giorno, Delia restituisce una foto di famiglia, trovata casualmente per strada, a un soldato afroamericano, William, che l'aveva smarrita. Il militare la ringrazia offrendole del cioccolato, ma i due non riescono a comunicare in quanto lei non conosce l'inglese e lui non conosce l'italiano. Dopo altri incontri fortuiti, William nota i lividi sul corpo di Delia e, capendo le sue difficoltà, le urla di essere disposto ad aiutarla, mentre lei accelera il passo per allontanarsi.

La donna intanto riceve anche una misteriosa lettera, che inizialmente getta via ma in seguito decide di custodire, traendo da essa la forza per reagire alla sua condizione.

Prima pagina del quotidiano Corriere della Sera, edizione del 6 giugno 1946, relativo al referendum istituzionale del 2 e 3 giugno che viene narrato nel film

Nel frattempo Marcella frequenta Giulio Moretti, giovane rampollo di una famiglia benestante che è proprietaria di un bar della zona: Ivano è soddisfatto per il tornaconto economico che scaturirebbe dalle nozze, mentre Sergio e Franchino non vedono l'ora che la sorella si sposi e lasci la casa soltanto per poter occupare il suo letto e non dover più condividere l'altro letto presente nella stanza. Nonostante che il pranzo offerto dai Santucci alla famiglia di Giulio sfoci in un disastro a causa del comportamento volgare di Ivano, Sergio, Franchino e Ottorino, i due ragazzi si fidanzano ufficialmente. Poco tempo dopo, Delia si accorge che Giulio, che fino a quel momento era sempre stato molto gentile, disponibile e comprensivo con tutti, ha iniziato a manifestare verso Marcella gli stessi atteggiamenti che Ivano manifestava verso di lei quando si erano fidanzati. Temendo che la figlia possa fare la sua stessa fine, oppressa e umiliata da un marito violento, possessivo e magari allo stesso tempo anche infedele, la donna, con l'aiuto di William, fa esplodere il bar della famiglia Moretti, mandandola sul lastrico e causando la fine del fidanzamento e la disperazione di Marcella, la quale vorrebbe sposare comunque Giulio, ma Ivano, ora che i Moretti sono ridotti in miseria, si oppone senza mezze misure al matrimonio.

A questo punto Delia è ormai decisa a ribellarsi al marito e sceglie di farlo il 2 giugno, giorno della partenza di Nino per il settentrione. Quando giunge l'ora, come pretesto, la donna dice al marito di dover andare a fare delle iniezioni nel palazzo di Marisa, come già fatto altre volte, così da potersi allontanare senza destare sospetti, ma proprio in quel momento si scopre che il suocero Ottorino, da tempo malato e costretto a letto, ha avuto un peggioramento improvviso ed è morto. Viene quindi allestita la veglia funebre, che costringe Delia a restare a casa per tutto il giorno. La donna tuttavia non si perde d'animo, dicendosi che «c'è ancora domani» per mettere in atto il suo piano.

La mattina seguente, mentre Marcella dorme, Delia le lascia sul comodino una busta con una lettera e dei soldi che aveva originariamente messo da parte per il corredo nuziale della figlia (all’insaputa di Ivano, che invece avrebbe voluto cavarsela riciclando, tra l’altro, il vecchio abito da sposa della moglie); ora invece Delia vuole che la figlia utilizzi la somma accantonata per poter studiare e diplomarsi, in contrasto con il volere del marito, per il quale Marcella, in quanto donna, non avrebbe dovuto farlo, mentre era opportuno investire solo per l'istruzione dei due figli maschi.

Delia quindi esce di casa e si scopre solo a questo punto che non ha alcuna intenzione di fuggire con Nino, bensì di recarsi alle urne a votare per la prima volta. Poco prima di entrare nel seggio, si rende conto di aver smarrito il certificato elettorale, che le è caduto inavvertitamente prima di uscire di casa: era proprio quello il contenuto della misteriosa lettera che Delia custodiva. In quel momento la donna viene raggiunta sia da Ivano che – accortosi del certificato sul pavimento – intende ora riportare la moglie a casa con la forza, sia da Marcella, che ha recuperato il certificato con l'intento di consegnarla alla madre per permetterle di votare. La ragazza riesce a farsi strada tra la ressa dei votanti e a dare il documento a Delia, la quale può quindi votare.

All'uscita dal seggio, Ivano si dirige minaccioso verso la moglie, ma lo sguardo deciso di Delia, che lo fissa senza timore, circondata da tutte le altre donne che come lei hanno votato per la prima volta, lo spinge a fermarsi, a desistere e ad andarsene.

Il film è in bianco e nero e già questo secondo me dona un fascino decisamente particolare sia ai film che alle foto, il tempo scelto è quello in cui andavi al negozio con le tessere (almeno io ho capito cos'). Lei sposata con 3 figli, una figlia maggiore che la vede maltrattata dal padre e la madre che non fa nulla. C'è anche un suocero decisamente rompiballe. Lei si prodiga in casa e fa lavoretti fuori per racimolare qualche lira, quando dice all'amica che dai suoi lavori ha iniziato a fare la cresta e tenersi un po' per il futuro abito da sposa della figlia, dice che è riuscita a mettere da parte 2000 lire. Ora io sono cresciuta sia con le lire che con l'euro, le 50 mila lire duravano molto più dei 50 euro, ma con duemila lire al massimo quando ero piccola era poca roba. Ma ai tempi in cui c'erano i soldati americani da noi credo fosse una cifra di tutto rispetto. Sposata, ad un certo pensi "ma perché non scappa dal marito?". Certo erano altri tempi, in cui uno si faceva andare bene molte cose, i mariti padroni e lei che appena sbaglia qualcosa viene picchiata. Ma lei lo fa perché mette i figli, soprattutto la primogenita sempre davanti a lei, almeno finché capisce che è giunto il momento di fare qualcosa anche per lei.






C'è una simpatia tra la figlia maggiore e un ragazzo, figlio dei proprietari di un bar. Eppure inizia a vedere comportamenti di lui verso la figlia come quelli del marito e per evitare alla figlia di finire con un compagno violento, si fa aiutare da un soldato americano.  Effettivamente la violenza non è mai una soluzione, ci sono molti segnali che mostrano come una persona potrebbe diventare e farvi male (fisicamente o verbalmente è sempre violenza solo che una lascia lividi visibili e un'altra li lascia invisibili agli altri). Ma fino a quando potremo far valere i nostri diritti facciamolo.




Effettivamente noi diamo molte cose per scontato ora, invece quel giorno in cui Delia è andata a votare come molte altre donne ha fatto la differenza, certo non basta, c'è ancora molta strada da fare.


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