Ve lo dico, la Romanin per me è una garanzia di risate dalle prime righe. Niente di sciocco, anzi i suoi libri mi lasciano sempre con punti di riflessione e argomenti di conversazioni. Però con questo libro ammetto di aver fatto fatica fino a un certo punto. Il perché è presto detto, quando i protagonisti mi stanno antipatici la lettura è un po' difficoltosa, quindi per un po' sono andata avanti per tigna/cocciutaggine poi perché volevo finalmente capire come finiva. Vuoi perché entrambi sono passati dallo starmi antipatici a diventare dei cuccioli teneri....
E anche in questo caso lo spunto di riflessione nasce dal titolo: Love Therapy. Lo ammetto ogni tanto penso che vorrei provare a fare una seduta da uno psicologo, ma poi penso che alla fine dovrebbe pagare un/a collega per riprendersi dalla seduta con me e desisto. Come mio solito sto divagando, torniamo al libro dove lui, non sa tenerlo dentro i pantaloni, mentre lei dovrebbe aprire le cosce quel pizzico in più.
Immaginatevi il dottor Smith che ha in terapia entrambi e decide di mettervi insieme dove l'uno sarà di auto all'altro, non so perché ma quando ho letto la cosa, ho pensato ad una professoressa di biologia ed eventuali esperimenti per un progetto, dove entrambi devono impegnarsi altrimenti sono rimandati a settembre. Le domande che mi sono posta ancor prima di iniziare sono state: ma gli opposti si attraggono anche nel lungo termine? Si sa che il confine tra odio e amore è labile, ma poi siamo certi che una terapia del genere possa funzionare? Chissà perché con quelli che diciamo di detestare riusciamo ad essere noi stessi al 100%? Con questi e altri quesiti ho letto e riso tanto, perché lo dico i dialoghi della Romanin sono dialoghi che trovo reali. Anzi in certi casi ho dato risposte peggiori :P
Con chi detesti non usi filtri perché non ti interessa far colpo su di loro.
RispondiEliminaAlla domanda sugli opposti è difficile rispondere perché dentro di noi abitano tante personalità che tiriamo fuori a seconda delle occasioni.
Pensa alla personalità che viene fuori quando devi rapportarti con 3 categorie di estranei diversi:
un bambino piccolo (o un animale) un adulto
una persona (medico, parroco, amministratore delegato dell’azienda per cui vorresti lavorare, giudice, finanziere ecc).
Ognuna di queste categorie “calamita” una certa personalità.
Idem (anche in tarda età) siamo diversi nelle 3 modalità figlio, adulto e genitore.
Ho visto figli over 50 rapportarsi con i genitori come se avessero ancora 12 anni.
Non è detto che, oltre alla personalità che usiamo più spesso, non ce ne sia una che leghi bene con il “detestato”.
La domanda giusta è perché detestiamo quel lato?
Sul filtro concordo, cioè spesso capita che vorrei dire "ma sei scemo" a qualche alunno ma non si può e quindi sorrido e dico "forse non mi sono spiegata bene"...a livello di cuore penso che uno debba sentirsi a proprio agio essendo se stesso, difetti inclusi....
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