BOOK REVIEW: LA SINDROME DELLO SHOPPING

Al momento ho preso una pausa da Acciobooks, ma non perchè non valga, anzi consiglio a tutti di utilizzarla e cercare di scambiare il più possibile, tanto i libri che inserite voi non li tenete, che senso ha dire no? Io ne ho detto qualcuno sia chiaro ma generalmente su 10 richieste almeno 7/8 le ho portate a termine e tra i libri scambiati ce ne sono stati di veramente simpatici. 

La sindrome dello shopping, 

Un pantalone "a mezzo sedere", un maglione "a scorza d'albero", colori "un po' meno festivi" o un capo più "sghenzo" degli altri: quando si è alle prese con i desideri delle clienti di un negozio di abbigliamento all'ultimo grido, nessuna richiesta è troppo assurda e nessuno domanda può essere considerata inverosimile. Così, le signore "abbondanti" continuano a pretendere di entrare in una taglia 42 (o 40! o 38!), le maniache dello shopping insistono a fare acquisti senza rendersi conto di aver già prosciugato la propria carta di credito e le commesse, senza colpo ferire, provano ad accontentare tutti senza mai venire meno ai requisiti fondamentali della loro professione: un sorriso a trentadue denti e una dose pressoché infinita di pazienza. Un negozio, alla resa dei conti, è una finestra sempre aperta sul mondo e chiunque può entrare e chiedere le cose più strane, da un surreale "scusi, può farmi il nodo alla cravatta?" a un incredibile "vorrei allargare la fodera di questo abito, non è possibile che non mi vada bene".

Ammetto che mi è piaciuta molto la copertina, poi quando lo ho letto ho sorriso. Ecco quando un libro ti lascia con un sorriso è sempre una buona cosa. 

Non so se per il fatto di aver lavorato come barista per anni e aver avuto ( e ho anche ora) lavori a contatto con il pubblico, mi ha sempre portato nei negozi con rispetto. Cioè entro vedo una cosa, tipo una maglia, dopo cerco di ripiegarla in modo uguale a come l'ho trovata. Se una commessa mi chiede "ha bisogno di aiuto?", invece di inveire subito come ho visto fare a molte dico la realtà "guardo un attimo e se non trovo chiedo a lei grazie", quest'ultima parola accomagnata da sorriso gentile può aprire mondi interi. 

Però immaginatevi una giovane che va a vivere da sola, ma non può permettersi un appartamento da sola, così fa quello che fanno la maggior parte dei giovani che esce da casa, affitta una stanza ( e nella città Eterna non sono così a buon mercato gli affitti, anche di posti letto singoli) e trova un lavoro da commessa per non pesare sulla famiglia. E la famiglia in questione è una serie di insegnanti... quindi inizialmente ci sono diverse opinioni, ma che cambiano. 

Una cosa non riesco a capire di alcuni clienti, non tutti sia chiaro, se il negozio ha serranda chiusa, luce spenta vuol dire che è chiuso. Una volta stavo chiudendo l'ufficio per andare a prendere il treno e arriva un alunna e mentre giravo le chiavi dell'ufficio mi fa "ah ma stai chiudendo?", data la conoscenza le ho detto "no giro le chiavi per sport, sì chiudiamo alle 19,30 e devo prendere il treno", poi alla fine ho preso una guida al volo per lei e sono corsa in stazione e quanto mi facevano male le gambe una volta seduta....Come non mi verrebbe mai in mente di scrivere a)un messaggio whatsapp alla scuola guida da alunna e b)farlo nel weekend quando sai che sono chiusi alle 22 di sera.....ma questa è un'altra storia.

Ti è piaciuto il libro? Molto carino, scorre bene e cosa da non sottovalutare per me carattere grande giusto, da riuscire a leggerlo anche senza occhiali. Fa vedere il lavoro di commesse/i da unìaltra prospettiva. 

Lo consiglieresti? Sì e lo ho fatto con un paio di amiche

Lo terrai? Non so se tenerlo, regalarlo ad un'amica o portarlo al punto di crossbook. Al momento quest'ultima è l'ipotesi più sicura, ma tutto dipende

Voto libro: 7,5 Si legge in qualche ora!

Continuo a dire che chi lavora al e con il pubblico e mantiene la fedina penale pulita meriterebbe un premio giornaliero!

Commenti

  1. Pu rnon avendo mai lavorato a contatto con il pubblico (per fortuna! perchè penso che ne uscirei matta) però anche io, come te, se entro in un negozio , o qualunque altro posto dove ci lavora qualcuno, cerco di dare meno fastidio possibile e di essere sempre gentile e cortese: alla fine io sto lì per svago mentre loro per lavoro e cerco di renderglielo il meno pensante possibile.
    Ma credo che questa dovrebbe essere educazione base, non una cosa lasciata al buon senso della gente...
    Comunque, dall'altro lato, ci sono pure certe commesse antipatiche (io le ho trovate soprattutto da Zara, che sia mai gli chiedi se hanno una taglia che non c'è esposta!), che puoi esser gentile quanto ti pare ma sempre acide rimangono, e di certo di fanno proprio venir voglia di trattarle male (non che l'abbia mai fatto, sia chiaro, mi limito a girarmi ed andarmene): che cavolo, alla fine te lo pago io lo stipendio, datti una regolata!
    Comunque questo libro sembra carino: ti dico la verità lo leggerei solo se non avessi proprio nient'altro da leggere, però magari per una lettura leggera e veloce ci sta!
    Baci!
    S
    https://s-fashion-avenue.blogspot.com

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    1. Non posso darti torto sull'acidità di certe commesse, ma rimangono una minoranza, mentre mi è capitato di assistere a scene in cui una metteva in disordine tutta una mensola di maglie e poi dire all'amica "tanto ci pensa lei" indicando la commessa. Comunque sì, la buona educazione dovrebbe essere la base a prescindere!!!

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