AMAZON PRIME VIDEO: SERIE HOMECOMING

 Devo capire come riesco a scegliere non solo film, ma anche serie abbastanza contorte...l'ho scelta per il titolo e perché nella prima stagione tra i protagonisti c'era Julia Roberts che a me piace molto come attrice...in seconda battuta mi sono fatta tentare dalla durata degli episodi, neanche 30 minuti, infatti in pochi giorni mi sono vista entrambe le stagioni e sono con lo stesso pensiero delle prime puntate: ammazza che casino.

La prima stagione inizia con un uomo del Dipartimento della Difesa, che fa domande a Julia Roberts, che fa la cameriera in una tavola calda e luomo le domanda di un programma "homecoming", da qui il titolo, per veterani e qui iniziano i vari flashbacks...ecco io non sono una fan dei flashback, ma in questo caso senza, la storia sarebbe stata ancora più incasinata...quindi la prima stagione sono tutti ricordi del passato che riaffiorano e Walter Cruz, con il quale la Roberts stringe un rapporto di amicizia ad un momento del programma per proteggerlo gli chiede di mangiare insieme e così lui prende una razione di farmaci così la madre dopo poco lo porta a casa. C'è un certo Colin che è uno stronzo, una segretaria che alla fine cerca di "risolvere" e una nube generica, la Roberts trova Walter ma no ngli dice chi è, eppure le posate sono spostate quando lui si alza, che l'abbia riconosciuta?...



Ma cosa succede nel cercare la serie su Wikipedia? Ecco copio Protagonista di Homecoming è Julia Roberts che interpreta la psicologa Heidi Bergman. Che viene assunta al “Homecoming Transitional Support Center“, una struttura che fa capo al gruppo Geist che ha l’obiettivo di aiutare soldati a passare dalla vita militare a quella civile. Quattro anni dopo la vita di Heidi è cambiata, è tornata a vivere con la madre (Sissy Spacek) e lavora come cameriera di un locale della loro cittadina. Quando un funzionario del dipartimento della difesa la rintraccia per farle domande sul suo precedente lavoro all’Homecoming, Heidi inizia a realizzare che c’è tutta una storia più complessa rispetto a quella cui si è convinta di credere. Homecoming è una serie tv così pensata in ogni minimo dettaglio che è difficile trovare un difetto. Parte da un formato inusuale per un drama, quello dei 30 minuti che per la storia che hanno raccontato è perfetto. Tutto è dosato e niente è eccessivo, anzi questo formato è uno dei punti di forza di Homecoming. E’ una serie tv che gioca molto sulla paura dell’uomo verso il “sistema”, quell’entità indefinita di cui si dubita e che usa le persone per scopi personali.

E in Homecoming Julia Roberts è una donna che senza saperlo si ritrova sfruttata da questo “sistema”. Un marchio di fabbrica per Sam Esmail che sembra attratto da questo tipo di serie, anche se qui era solo regista.

Una regia che parla allo spettatore, che racconta ogni minimo spazio e angolino di ogni stanza, e che accompagna la protagonista ovunque. Una regia che poi diventa anche parte della trama, quando attraverso l’inquadratura avrete la risposta ad una domanda che sicuramente vi siete posti già dal primo episodio. Quindi, Homecoming è quella serie che nell’era della peak tv non emerge, se non per il nome della Roberts. Ma che merita di essere vista, come qualsiasi altra serie di alto livello che vuole raccontare una storia e la racconta entrando nelle nostre case, lasciando il segno e andandosene in punta di piedi. Cos’è l’Homecoming? Cosa è successo a Heidi, passata da terapeuta a cameriera nella sua città natale?

Homecoming è una serie tv che nasce da un podcast, racconti audio che tanto successo hanno ultimamente negli Stati Uniti. Attraverso la forza delle parole il podcast deve restituire al proprio ascoltatore immagini reali e realistiche, impedendo che fattori esterni lo possano distrarre. Sam Esmail è riuscito con la sua regia ad affiancare l’immagine alla parola: i dialoghi sono fondamentali, i momenti in cui la voce dei pazienti risulta distorta come in una registrazione servono a restituire l’effetto podcast, ma è l’immagine a scandire il ritmo della serie. Una regia presente, importante e fondamentale per Homecoming che non sarebbe la stessa con un’altra mano alla guida. Fino al limite che la divisione tra inquadratura larga e stretta dei due momenti in cui la serie tv è ambientata, finiscono per avere un significato all’interno della storia al punto da non poter essere spiegati senza costituire uno spoiler.Una serie tv che, quindi, va vista. Punto fondamentale sia della crescita dell’universo seriale ma anche emblema della differenza abissale che al momento intercorre tra Netflix e Amazon con la prima sempre più tesa a inseguire e sostituire le vecchie tv generaliste e la seconda che guarda al modello cable d’autore.

Apparentemente sottovalutato, non posso chiudere questo commento a Homecoming senza citare Bobby Cannavale. Un attore che probabilmente funziona meglio da comprimario piuttosto che da protagonista (vedi il flop Vynil) che qui regala una prestazione monumentale con un monologo, nell’ottavo episodio, cinico, brutale e per questo perfetto. Il Colin di Cannavale è un uomo che insegue il potere, fatica per averlo e mantenerlo. Ingranaggio di una multinazionale prova in ogni modo a non finirne schiacciato ma la sua paura di perdere quanto ottenuto nella vita, sarà la sua più grossa rovina. Vittima consapevole, disposto a tutto per la sete di potere, è il funzionario che non dice mai di no, che sotterra la propria morale e la nasconde dietro l’atteggiamento baldanzoso, simpatico e alla mano. Ha ceduto la propria anima al diavolo e non fa nulla per nasconderlo.


La seconda stagione inizia con una donna che si sveglia in mezzo al lago e non si ricorda nulla, anche qui tutti flashback del passato, lei è/era la compagna della segretaria, che si trova a coprire un nuovo ruolo, tutto nella norma fino ad un certo momento.  Walter Cruz vuole risposte sui trattamenti ricevuti, da qui si innescano una serie di eventi, ed io al termine dell'ultima puntata della seconda stagione ho continuato a pensare Mah, bah...



Quindi anche qui vado a cercare su Wikipedia e anche qui copio direttamente Una donna si risveglia in stato di semi-incoscienza a bordo di una barca alla deriva in un lago. Non ricorda né la propria identità né come sia finita in quella situazione. Grazie a una ricevuta trovata nella tasca, però, è in grado di ricostruire i suoi ultimi spostamenti. Ben presto, alla donna sarà chiaro come dietro alla sua sciagura ci sia lo zampino della Geist, un’innocua società che all’apparenza produce 

Sin dalle prime battute è chiaro come la seconda stagione di Homecoming sia formalmente e sostanzialmente diversa dalla precedente. In primis il cambio di protagonista, con Janelle Monàe che succede nel ruolo di protagonista a Julia Roberts. La prima, pur non sfigurando particolarmente, non ha ancora il carisma per reggere da protagonista e il confronto con la predecessora Heidi Bergman è piuttosto crudele.

In luogo della grigia penombra che pervadeva gli ambienti chiusi della prima serie, si passa a un’ambientazione boschiva e rurale. Sono del tutto abbandonate anche velleità formali come i diversi aspect ratio, che nella prima stagione aiutavano lo spettatore a distinguere passato e presente. Anche qui si gioca su diversi piani temporali, ma in maniera molto più elementare. Anche la colonna sonora extradiegetica perde la funzione citazionista che copriva nei primi episodi. Non sentiamo più, ad esempio, inserti sorprendenti come le partiture di Pino Donaggio per i noir di Brian De Palma o estratti di La Conversazione di Ford Coppola. É come se l’assenza di Sam Esmail in cabina di regia (accreditato come produttore esecutivo) avesse segnato un impoverimento generale di Homecoming, con uno smussamento delle sue peculiarità a favore di un registro più convenzionale.saponi e prodotti per la casa…Anche sul piano narrativo si è messi di fronte ad un intreccio piuttosto povero, che espande pigramente la narrazione attorno alla misteriosa Geist (non scenderò nei dettagli per non rovinare i colpi di scena già centellinati). Il lavoro di cura e precisione effettuato su ambienti, dettagli e caratterizzazioni qui è tralasciato nel segno dell’appiattimento generato dalla regia di Kyle Patrick Alvarez. La forza della prima stagione, infatti, era quella di esprimere visivamente la punteggiatura del fortunato serial in podcast da cui era tratta: un perfetto lavoro di sintesi e pulizia veramente encomiabile. Inoltre, era davvero formidabile l’unione di racconto di impegno civile e distopia anticapitalista.

Alla domanda ti è piaciuta la serie? Mi trovo in difficoltà a rispondere perchè il thriller non è male è solo che io trovo tanti buchi generali e tante, troppe porte lasciate aperte...anche la scena finale della seconda stagione lascia tantissime chiavi di lettura, ma le puntate le ho viste tutte (ok data la durata uno le guarda per inerzia) quindi non ho abbandonato e in alcuni punti di entrambe le serie ho pensato "interessante" e in altre "Oddio e mo questo chi è/era?", però mi sono messa a pensare se mi offrissero una terapia per dimenticare tante cose la farei? Calcolando che non ricordo una beata mazza mi avvantaggia nel dire no, allo stesso tempo riesco a capire il perchè proporla a dei veterani...però se ho ben capito gli effetti della terapia la somministrerei al mio ultimo gatto così lo farei diventare buono buono, per ora mi accontento dei piccoli progressi giornalieri..a livello di serie e alla domanda se mi sia piaciuta o meno la serie: la risposta è Boh, non mi è dispiaciuta ma non la rivedrei...

Commenti

  1. It is a thriller series, quiet interesting!!!

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  2. Guarda, non lo so se sono io che mi capitano solo film e serie stracomplicate ultimamente, ma mi pare che da qualche tempo vada di moda fare film e serie tv in cui non ci si capisce niente e che ti fanno finire ogni volta su google a cercare un modo di dargli un senso....
    Se penso solo nell'ultimo mese tra Dark e Tenet a quanto tempo ho passato su internet a cercare di mettere insieme e capire il senso della trama mi dò della scema da sola! Ma poi una volta che mi viene il dubbio io lo devo risolvere per forza, non ce la faccio proprio a lasciar perdere!
    E sta cosa mi fa venire certi nervi: non solo mi sento l'unica tonta che non ha ricollegato il tutto, ma pure tutto il tempo che mi ci fanno perdere dietro!!!
    E' da Lost che è iniziata questa tendenza, comunque, prima non si erano mai viste cose del genere...
    Ora cerco di tenermi su serie semplici e fatte bene (adesso mi sto guardando Cobra Kai su Netflix) che non ho proprio voglia di scervellarmi ancora su cose del genere; quindi no grazie, magari la serie è pure carina (e Julia Roberts è comunque sempre una garanzia), ma per ora passo! ^^
    Baci!
    S
    https://s-fashion-avenue.blogspot.com

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    1. Ammetto che il titolo e il fatto che Julia Roberts fosse la protagonista mi ha attratto però devo dire che non so dirti se mi sia piaciuto o meno, in entrambe le serie trovo troppe porte aperte e storie non concluse. Se proprio devo consigliare una delle due, la prima stagione ci sono più spiegazioni, perché se parti dalla seconda non ci si capisce una beata mazza!!! comunuqe si certi attori sono una vera garanzia!!!
      Baci

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